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Il Lupino di Anterivo tra i Presìdi Slow / Food Die Anterivo Lupin unter den Slow Food Förderkreisen

Aggiornamento: 23 mar 2023

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Die Lupine aus Anterivo, einem Dorf mit vierhundert Einwohnern etwa vierzig Kilometer südlich von Bozen, hat sich durchgesetzt. Der Boden ist sandig, leicht sauer, über Porphyrgestein und nur teilweise fruchtbar. Und doch, so heißt es in der Biographie des in Anterivo geborenen Fürstbischofs Johann Baptist Zwerge aus dem Jahr 1897, "wachsen trotz des Mangels an Boden und Humus fast alle Getreidearten und Kartoffeln". Dies ist damals wie heute das Verdienst der Lupine, einer Hülsenfrucht, die (wie alle anderen) in der Lage ist, Stickstoff im Boden zu fixieren, der für das Wachstum der Pflanzen unerlässlich ist. "In dieser Gegend wird die Lupine seit jeher als natürliches Düngemittel verwendet, da sie in der Lage ist, humusarme Böden anzureichern", bestätigt Adam Givani, Ansprechpartner für die Erzeuger, die dem Lupinenverband Anterivo angehören.




Und in demselben Dokument wird einige Zeilen später die "blau blühende Lupine, die in der Region als Anterivo-Kaffee bekannt ist, erwähnt, die es auch den ärmsten Menschen ermöglicht, einen kleinen Gewinn zu erzielen". In der Mitte des 19. Jahrhunderts war der Lupinenanbau hier sehr entwickelt", erklärt Angelo Carrillo, Slow Food-Vertreter im Präsidium. In jeder Familie, in jedem Gemüsegarten gab es ein paar Pflanzen davon. Auch weil die Pflanze als eine Art Allheilmittel galt, das die Verdauungsprobleme des Viehs lösen konnte. Und durch das Rösten der Lupinensamen und das anschließende Zerkleinern zu einem Pulver, das in heißes Wasser getaucht wurde, konnte man ein Getränk gewinnen, das den Mangel an Kaffee ausglich, ein Produkt für reiche Leute, das sich nur wenige leisten konnten, vor allem in dieser Gegend, über tausend Meter über dem Meeresspiegel im Fleimstal.



Eine schöne Pflanze, die auch gut für den Boden ist


Bis in die 1950er Jahre", fügt Carrillo hinzu, "dann ging der Lupinenanbau mit der Verbreitung des Kaffees und der fortschreitenden Industrialisierung verloren. In Anterivo gab es nur noch ein paar alte Bäuerinnen, die die Samen vermehrten und in ihren Gemüsegärten anbauten". Die Wende kam zu Beginn des neuen Jahrtausends, als dank eines europäischen Projekts zur Entwicklung des ländlichen Raums und der Forschungsarbeit des Landwirtschaftlichen Versuchszentrums Laimburg eine Gruppe von Menschen wieder mit dem Lupinenanbau begann. Aus dieser Erfahrung heraus entstand die Vereinigung der Lupinenkaffeeproduzenten von Anterivo, die heute aus etwa 20 Personen besteht. Es gibt diejenigen, die anbauen, und es gibt fünf von uns vom Slow Food-Präsidium, und diejenigen, die sich um den kulturellen Aspekt, die Förderung und die Aufwertung kümmern", fügt Givani hinzu.




Die Mitglieder liefern die geernteten Lupinen ab, die verarbeitet werden und deren Pulver in den Dorfläden verkauft wird", fügt Carrillo hinzu. Die Produktion ist begrenzt - je nach Jahr und Klima schwankt die Erntemenge zwischen einem und drei Doppelzentnern - aber in Anterivo ist eine echte Lebensmittelgemeinschaft entstanden. Es gibt den Röstmeister, es gibt die Dorfkneipe, die Lupinen in der Küche verwendet, es gibt diejenigen, die das Getreide zur Verfeinerung von Käse, zur Herstellung von Bier, Süßigkeiten und natürlich eines Grappa-Aufgusses verwenden.





Aber es muss klar gesagt werden, dass es sich nicht um Kaffee handelt", stellt Givani klar. Er war und ist ein Ersatz für Kaffee. Dies bedeutet jedoch nicht, dass der Anbau von Lupinen nicht unterstützt und aufgewertet werden sollte: nicht zuletzt, weil die Pflanze neben allem anderen, wie der Erzeuger zugibt, "ästhetisch ansprechend ist, einen guten Eindruck macht und Freude bereitet. In einer Welt, die auf die Erhaltung der biologischen Vielfalt und der traditionellen Anbaumethoden ausgerichtet ist, bin ich überzeugt, dass eine einheimische Sorte wie die unsere ihren Platz haben wird".


A ottenere il riconoscimento è il lupino di Anterivo, paese di quattrocento abitanti a una quarantina di chilometri a sud di Bolzano. Terreni sabbiosi, leggermente acidi, sopra la roccia di porfido e fertili solo in parte. Eppure, come si legge già nella biografia, datata 1897, del principe vescovo Johann Baptist Zwerge che ad Anterivo nacque, “nonostante la scarsità di terreno e di humus, crescono pressoché tutti i tipi di cereali e patate”. Il merito, adesso come allora, è proprio della pianta dei lupini, una leguminosa che (come tutte le altre) è in grado di fissare a terra l’azoto, elemento fondamentale per la crescita delle coltivazioni. «Da queste parti, la pianta di lupini è stata storicamente molto utilizzata come fertilizzante naturale, perché in grado di arricchire un terreno povero di humus» conferma Adam Givani, referente dei produttori che aderiscono al Presidio del lupino di Anterivo.



E in quello stesso documento, poche righe più avanti, ecco che viene citato il lupino “dai fiori blu, noto nella zona come Caffè di Anterivo, che permette persino ai più poveri di realizzare un piccolo guadagno”. «A metà dell’Ottocento, qui la coltivazione del lupino era molto sviluppata» spiega Angelo Carrillo, referente Slow Food del Presidio. Ogni famiglia, in ogni orto, ne aveva qualche pianta. Anche perché quella pianta era considerata una sorta di toccasana, capace di risolvere i problemi di digestione del bestiame. E, tostando i semi di lupino e poi frantumandoli in polvere da immergere in acqua calda, ecco che si poteva ottenere una bevanda con cui sopperire alla carenza di caffè, un prodotto da ricchi che in pochi potevano permettersi, soprattutto da queste parti, oltre i mille metri di quota in Val di Fiemme.


Una pianta bella, oltre che capace di far del bene al suolo


«Fino agli anni ‘50 è andata così – aggiunge Carrillo –. Poi, con la diffusione del caffè e con la progressiva industrializzazione, la coltivazione del lupino è andata perdendosi. Ad Anterivo erano rimaste solo un paio di anziane contadine a riprodurne i semi e a coltivarli nei rispettivi orti». La svolta all’inizio del nuovo millennio, grazie a un progetto europeo per lo sviluppo rurale e al lavoro di ricerca del centro di sperimentazione Agraria Laimburg, si è formato un gruppo di persone che hanno ricominciato ad appassionarsi al lupino. Da quell’esperienza è nata l’Associazione produttori caffè di lupino di Anterivo, che oggi è composta da una ventina di persone. «C’è chi coltiva, e noi del Presidio Slow Food siamo in cinque, e chi si occupa dell’aspetto culturale, di promozione e valorizzazione» aggiunge Givani.



«I soci conferiscono i lupini raccolti, che vengono lavorati e di cui, nei negozi del paese, viene venduta la polvere» aggiunge Carrillo. La produzione è limitata – il quantitativo di granella che si ottiene, a seconda delle annate e del clima, oscilla tra uno e tre quintali – ma ad Anterivo si è creata una vera comunità del cibo. C’è il mastro torrefattore, c’è l’osteria di paese che utilizza i lupini in cucina, c’è chi con la granella affina formaggi, produce birra, dolci e naturalmente un infuso a base di grappa.




«Ma va detto chiaramente che non è un caffè», chiarisce Givani. Era e resta un suo succedaneo. Questo tuttavia non significa che la coltivazione di lupini non vada sostenuta e valorizzata: anche perché oltre a tutto il resto, ammette il produttore, la pianta è «esteticamente prestante, fa bella figura e dà felicità. In un mondo rivolto al mantenimento della biodiversità e alle pratiche colturali tradizionali, sono convinto che una varietà autoctona come la nostra avrà il suo spazio».

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